Lettera aperta agli artisti nell’esperienza della pandemia.
Cari artisti, chi vi scrive ha da tempo cercato di interpretarvi, di studiarvi e di divulgare il lavoro di alcuni tra di voi anche nelle modalità più “terrene” e “pratiche” nel mercato dell’arte, nel tentativo di diffondere ciò che create e fare di questo un lavoro. Lasciate che mi presenti: appartengo a quella “terra di mezzo” (non mi fraintenda con questo termine oppure lo si valuti con suggestioni Tolkieniane) che non è quella del critico, del curatore o del gallerista. Una realtà che comunque esiste con dignità, a volte con la soddisfazione condivisibile dei vostri successi, a volte con un po’ di merito in tal senso. Divulgatore, consulente, venditore, presentatore televisivo sono le categorie che meglio possono definire il mio impegno. Ma non è di me che voglio parlare ma di voi, rispolverando la definizione di “artista”, un termine un po’ desueto e molto abusato ma che auspico chiarisca i destinatari di questa mia lettera rivolgendomi anche a chi lo è ma non sa di esserlo.
È questo mio ruolo che mi permette di comunicare e condividere un punto di vista che vi risulterà magari imprevisto e inaspettato. Dopo avervi conosciuto e letto attraverso prefazioni di cataloghi, monografie, recensioni su riviste di settore e aggiudicazioni d’asta, dopo avervi seguito in mostre, fiere, vernissage e performance, che certo non rimpiango di aver fatto né di fare.
Il fatto è che oggi siete soli! Completamente! Non siete gli eroi celebrati del momento, siete come tutti reduci da un lockdown che nonostante affetti, magari vicini, e social presenti vi interroga sul cosa sarà dell’arte e della VOSTRA arte! Non critici in aiuto né galleristi né mercanti… nessuno può saperlo… se non voi per quella definizione greve che vi compete e che magari non avete nemmeno scelto: vi ci siete trovati come condizione di vita. Quella dell’artista!
Le riviste di settore si riempiono di capitoli sull’arte al tempo del coronavirus (confido che Garcia Màrques o i suoi eredi abbiano a tempo debito registrato un copyright in merito). Articoli e interviste con soluzioni che sono tutto e il contrario di tutto e che molte volte cercano di spiegare come meglio dovrà avvenire la promozione del sistema dell’arte da un punto di vista di rilancio dell’economia del settore. Corretto e lecito ma il fatto è che non possiamo saperlo. Non un Breton o un Tapié che possa indicare la via… o forse troppi… certamente in buona fede.
Siete soli e noi aspettiamo le vostre indicazioni non in termini di valore ma di percezione, con i vostri tempi di maturazione e di comprensione, quando dovrà accadere… sono passati solo pochi mesi dall’evento mentre quella che definiamo arte contemporanea è germogliata attraverso anni di guerra.
Dove andrà l’arte o come si muoverà ce lo comunicherete attraverso il vostro fare, il tempo per ora ci ha mostrato soltanto gli eventi. A voi, alle vostre doti di interpretazione ci è affidato questo enigma e ciò che accadrà. Insieme lo interpreteremo, arriveranno i Breton e i Tapié, ma intanto svelare il presente, non nei fatti ma nell’anima delle cose, è soltanto nella vostra facoltà, tra le vostre mani.
Questa non è un’estinzione di massa, non è un asteroide che si abbatte sulla Terra, non ci sono macerie e cadaveri nelle strade, almeno nella nostra privilegiata Europa, nonostante il dolente trasporto sui camion militari la notte e le tante persone care che non sono più tra noi.
Ecco perché è tutto così difficile da interpretare. È questo che ci attendiamo da voi.
Un virus per noi contraddittorio, ci dicono virologi e le celebrità del momento. Lasciate ai bambini quegli splendidi disegni con arcobaleni o quelle terrificanti sfere puntute di rosso… li sanno fare meglio di voi. Prendetevi tempo e non deludeteci, lasciate a Munch l’impareggiabile urlo e non inquinate la grandezza della rappresentazione della fede di Rublev con un’iconografia spicciola che non è preghiera ma maniera. Non ne abbiamo bisogno, non ci serve!
Questa è una grande occasione, non sprecatela, abbiamo bisogno di voi, dei vostri talenti, di ciò che vi è stato dato e che avete magari con fatica affinato. L’arte è una necessità ora più che mai, non accadeva così da molto tempo. Non importa quando ce lo rivelerete, sapremo aspettarvi. Non importa come ce lo rivelerete, sapremo capirvi. Non importa se andrà tutto bene. L’importante è che vada…
E grazie a voi andrà!
Alessandro Gea
Marzo 2020
(nell’immagine: Spiritual Guards, mostra al Forte di Belvedere, Firenze, 2016. Opera di Jean Fabre)